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Cicatrici....

  • Immagine del redattore: Pietro Banti
    Pietro Banti
  • 5 mar
  • Tempo di lettura: 1 min

Una cicatrice crea un varco, una falla nella struttura, che va riempita d’urgenza e a tutti i costi. Il corpo non può ricostruire la tessitura originaria della zona del taglio, allora organizza una “toppa”, il tessuto cicatriziale appunto. Questo non è un tessuto funzionale come gli altri, ma è solo una grossolana “pezza” per turare la falla, ha solo una funzione cementante, ed altro non le si può chiedere. Il tessuto cicatriziale non è un tessuto ordinato, ma un ammasso caotico di cellule connettivali e collagene, che alla meglio cerca di riparare la lesione. Ma sappiamo che nessun rammendo è mai uguale alla stoffa originale...


Uno stato di paura e allarme generato da un bisturi d'urgenza dopo un incidente ad esempio, fa sì che quel preciso stato emozionale, con quella configurazione energetica così potente, si registri nel corpo insieme alla lesione fisica, proprio nella zona del trauma.


Si crea una memoria dell’evento, una fotografia multidimensionale, fisica, emozionale, mentale, paragonabile ad un ologramma. La situazione è così precipitosa e grave che non vi è né modo né tempo per elaborarla emotivamente e intellettualmente: la priorità è la sopravvivenza. Così tutto quel marasma emozionale si legherà nel punto focale del trauma, quello che nel tempo diventerà la cicatrice. Quindi abbiamo ora una memoria, archiviata nel tessuto vivente.


Fisica:


il dolore, la morte delle cellule, la violazione dell’integrità corporea;


Emozionale:


ansia, paura, ecc...


Mentale:


le convinzioni che sono legate all’evento: “non ce la farò”, “è stata colpa mia”, “sto per morire”, ecc....


Le cicatrici "patologiche" o "attive", si possono testare e trattare efficacemente con un approccio integrato tra osteopatia e psicoterapia.







 
 
 

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